Mai dire ormai

“Mai dire Ormai…”
L’esperienza di un corso di espressione psicocorporea nei centri anziani

I protagonisti dell’esperienza (2000) che andiamo a raccontare in questo articolo sono due centri anziani di Ciampino, comune vicino Roma.
In questi spazi nasce la storia che ci ha portato a riflettere sul perché di un lavoro psicocorporeo con la “terza giovinezza”così come a noi piace definirla, quella età che ci permette di dare spazio a un nuovo modo di stare al mondo.
Ricordo il primo giorno dell’incontro e di come, l’entusiasmo, l’energia, l’allegria dei partecipanti ci aveva colpite; eravamo state sommerse da immagini discordanti da quelle che da sempre vengono considerate nell’immaginario collettivo “depressi con acciacchi…”.
Le immagini che invece avevamo davanti erano quelle di persone che mettevano in gioco la saggezza, l’allegria, tutti ingredienti per farci sentire in una dimensione di ricerca, in un viaggio insieme a loro per scoprire che mai bisogna dire…ormai.
Il viaggio è iniziato così, mettendo da parte aspetti “teorici preconfezionati” e, da brave analiste, abbiamo ricercato la realtà dell’animo dell’incontro.
Le nostre teorie di riferimento sono state l’analisi transazionale, la psicologia analitica e la bioenergetica e abbiamo utilizzato il gruppo come strumento per creare condivisione e permettere la creazione di una rete di sostegno e socializzazione che andasse al di là dell’attività stessa.
Il lavoro è consistito nel dividere lo spazio dell’incontro in tre momenti che percorressero un cerchio, un inizio sempre uguale, un mezzo sempre diverso, un finale sempre uguale.
Il warn up, la fase di riscaldamento serviva a vivere il movimento in un corpo “addormentato”. Siamo partite dall’idea di considerare l’essere umano comprensivo di corpo anima e mente: solo associando l’approccio intellettuale a quello fisico ed emotivo si rispetta la globalità.
Un altro filo che ci ha giudate è stato quello dell’analisi transizionale. In particolare la stimolazione del bambino, uno degli stati dell’io definiti così da E.Berne.
Sappiamo che ogni stato dell’io (gli stati sono tre) ha il suo specifico bisogno: Genitore…..il suo bisogno è vedere riconosciuti i suoi valori e le sue regole e le sue opinioni,
Adulto…..il suo bisogno è ricevere approvazione per il suo lavoro, le sue attività svolte, i suoi risultati raggiunti. Bambino….. il suo bisogno è di essere apprezzato ed amato per ciò che è. Il Bambino vive emozioni, è lui che ride e piange, che ama e odia, è lui a condizionare le nostre scelte esistenziali e, come diceva Thomas Harris “quando il desiderio non è condiviso dal Bambino non lo realizzeremo mai”. Nel nostro lavoro è importante la stimolazione del Bambino per la possibilità che lui ha di cambiamento e coinvolgimento.

Altro filo teorico che ci ha guidate, è stato quello della psicologia analitica, in particolare la nozione di creatività e la relazione con la fase della terza età. Troviamo interessanti le riflessioni di C.G.Jung nel 1930 “Gli Stadi di vita” Nella prima età c’è la tensione estrovertita, si cerca il proprio posto nel mondo, il compagno, si cerca un ambiente per raggiungere obiettivi concreti legati al proprio ruolo professionale. Il passaggio dalla prima alla seconda metà della vita è di fondamentale importanza per una nuova fase dello sviluppo psicologico. L’individuo entra in crisi, ma questa non è dovuta, come spesso si crede, all’affacciarsi della morte; la causa di tale crisi è nella modificazione profonda dell’atteggiamento psicologico. Si apre un tentativo di bilancio. Quello che superficialmente può apparire uno stanco ripiegamento su se stessi, un inaridirsi delle proprie capacità, è invece l’inizio di un lento processo di concentrazione dell’energie libidiche verso una meta differente da quella estroversa, dal semplice adattamento al mondo esterno. L’individuazione che inizia a questa età della vita richiede un allontanamento degli ideali della nostra coscienza occidentale, alla ricerca di ideali che si concretizzino nella dimensione esistenziale di un nuovo ordine che trascende la “realtà”. Questa fase “senile” di introversione coincide con la scoperta di potenzialità creative latenti, per tutta la vita. Ci si accorge di voler scrivere, dipingere, fare ginnastica, di essere trascurati proprio in aspetti creativi, che ora risultano importanti come mezzi espressivi di comunicazione di ciò che si è appreso, in termini di esperienza attraverso tutta la propria vita. Jung affermava che la vecchiaia è il tempo della raccolta preziosa, in vista di una ignota trasformazione.
La creatività è la capacità di giocare l’esistenza e tale capacità non solo non si perde con l’avanzamento dell’età ma addirittura può aumentare proprio perché altre mete e compiti della vita sono adempiutiAltro filo che ci ha guidate è stato quello della bioenergetica, in particolare l’ipotesi di Lowen, della forza spirituale della salute che si manifesta nella sensazione di vivacità, piacere corporeo fino alla gioia. La gioia ci unisce, il dolore ci separa, ci isola dagli altri. La salute si manifesta nella grazia dei movimenti corporei in un certo splendore irradiato dal corpo, nell’elasticità e nel calore fisico.
L’aumento del livello energetico di base può essere effettuato soltanto rendendo il corpo più vivace con l’espressione dei sentimenti. La mancanza di vivacità è sempre il risultato della loro repressione. La carica energetica corporea si riflette molto nello sguardo, gli occhi non sono solo le finestre dell’anima, ma anche le finestre del corpo e indicano come stiamo e rivelano i nostri sentimenti. Nei gruppi che conduciamo è evidente quanto sia profondo il desiderio di contatto e di gioia che si esprime e si intreccia con un risultato armonico, con il tutto. Questa esperienza ha permesso la nascita di un gruppo che ancora oggi continua a esistere ed è diventato uno spazio di riferimento per alcune persone che frequentano il Centro Anziani.

Dott.ssa Ceccarelli Emira
(psicologa psicoterapeuta)

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